INNOVAZIONE SOCIALE E ORGANIZZATIVA NELLE IMPRESE

Apprezzo coloro che riescono a creare “valore” e in questi mesi ho osservato che le aziende che riescono a generare dei casi di successo hanno rivisto lo scopo che guida le proprie scelte e hanno deciso in modo lungimirante di mettere al centro della propria azienda le persone, per facilitare l’emergere dei talenti e trasformare dei gruppi di lavoro in veri team!

 

Perché alcune realtà aziendali hanno fatto tale scelta?

 

Recentemente Gallup, una delle agenzie americane più importanti in tema di sondaggi, ha pubblicato una ricerca che evidenzia come l’87% dei lavoratori sia demotivato e tale “stato emotivo” genera ogni anno un “buco” di 500 miliardi di euro di mancata produttività!

 

Un imprenditore o un manager che desidera migliorare l’efficienza e lo star bene aziendale, deve fare delle scelte appropriate per continuare ad essere leader in un mercato competitivo!

 

Le scelte intelligenti nascono dal mix di tre fattori:

 

- Capacità di ottenere dati/informazioni per ampliare le possibilità di scelta e avere una visione sistemica per comprendere gli effetti di una decisione rispetto ad un’altra,

- Competenze multidisciplinari per elaborare al meglio le informazioni raccolte,

- Intuito per orientarsi verso quella scelta capace di collocare l’azienda un centimetro sopra i competitors per distinguersi così nei confronti dei clienti e del mercato!

 

Diversi manager e imprenditori hanno compreso che il "successo esterno" è possibile creando prima un "successo interno" alla propria realtà organizzativa!

 

Partendo da questa costante, alcuni lungimiranti professionisti del saper fare impresa, sono giunti alla conclusione che lo scopo imprenditoriale non è il business ma mettere i propri collaboratori nelle migliori condizioni di operare, in un clima meritocratico, di sane relazioni per far emergere i talenti grazie ad un’organizzazione “circolare” e capace di mettere in rete i cervelli per favorire la nascita di idee straordinarie ed in grado di aumentare il business aziendale!

 

Chi ha creduto in questo incredibile investimento culturale ha ottenuto i seguenti benefici evidenziati in una ricerca condotta dall’Università di Warwick in Gran Bretagna e che ha messo in luce che le persone felici al lavoro sono:

 

- il 12% più produttive,

- lo star bene rende le aziende più produttive del 31%,

- le vendite aumentano del 37%,

- l’accuratezza di esecuzione dei compiti sale del 19%,

- la qualità della vita e il benessere mentale degli impiegati ne vengono beneficiati.

 

Cosa sta guidando questo cambiamento?

 

- La nascita di una nuova consapevolezza di organizzare e vivere l’impresa che si fonda su concezioni più performanti di intendere il ruolo del leader all’interno dell’organizzazione aziendale;

- la realizzazione di innovativi metodi di lavoro e la creazione di team multidisciplinari per favorire la contaminazione tra il personale e generare così un arricchimento di know how, di idee e di star bene!

 

Per molto tempo si è fatto affidamento solo alla competenza, (il cosa fare), di un collaboratore e si sono trascurate le cosiddette soft skills, oggi fondamentali per creare nuove dinamiche in un team di lavoro e generare delle idee brillanti per essere leader nel proprio mercato!

 

Gestire un team è la mansione più delicata e sfidante che ci sia e per questo oggi è prioritario,

 

- “allenare” una squadra di colleghi trasferendo ad ognuno il valore di affrontare le aree di miglioramento stando mentalmente nella cosiddetta “cornice delle soluzioni”, imparando ad ascoltare gli altri in modo attivo e sviluppando la capacità di entrare in empatia col prossimo;

- è altresì importante sentirsi leader nel ruolo che si ricopre;

- ed è utile saper motivarsi e motivare i propri colleghi e contribuire allo sviluppo della cultura di agire come attori protagonisti in un processo di innovazione sociale e organizzativa della propria azienda.

 

Se si trascurano queste e altre attitudini, il rischio è quello di creare dei team ricchi di competenze ma composti da soggetti incompatibili dal punto di vista caratteriale e di altre soft skills col rischio di impedire ad ogni collaboratore di esprimere il proprio potenziale.

 

Per evitare tale situazione è importante che l’azienda nel selezionare il personale e nel creare dei gruppi di lavoro verifichi il potenziale di intelligenza emotiva presente in ogni collaboratore perché è una delle doti più importanti per creare innovazione e raggiungere gli obiettivi aziendali!

Daniel Goleman è stato tra i primi negli anni ’90 a studiare l’intelligenza emotiva (IE) realizzando un modello che si fonda su 4 ambiti:

 

1. Autoconsapevolezza (sapere cosa sento e perché lo sento),

 

2. Autogestione (gestire le emozioni stressanti e individuare le emozioni positive),

 

3. Consapevolezza sociale (riconoscere ed empatizzare con le emozioni altrui),

 

4. Gestione delle relazioni (lavorare efficacemente con gli altri, risolvere i conflitti, ispirare e motivare).

 

I team di lavoro composti da personale ricco di competenze e IE devono essere gestiti da leader capaci di saper ascoltare i propri collaboratori per facilitare la comprensione tra le parti e far nascere così la fiducia all’interno della squadra; tale “percorso” consente una sana e costruttiva collaborazione tra le persone stimolate a generare nuove idee in un contesto lavorativo che garantisce lo star bene tra i colleghi!

 

Compito di un leader è quello di:

 

- facilitare i propri collaboratori a essere consapevoli delle proprie potenzialità,

- guidarli ad esprimere le loro doti utilizzando il miglior metodo di lavoro,

- favorire certe dinamiche all’interno della squadra per sviluppare forme di dialogo, di ascolto attivo e di comunicazione assertiva,

con l’obiettivo di generare la consonanza, una specie di intelligenza “collettiva” che sviluppa in un team la capacità di pensare e agire come un tutt’uno!

 

In sintesi la presenza di manager capaci di mettere in campo una leadership creativa è sicuramente un’ottima attitudine per guidare i propri collaboratori ad ottenere un obiettivo (il cosa), condividendo le motivazioni che li orientano in una direzione rispetto ad un’altra (il perché), creando insieme un metodo efficace per esprimere le potenzialità del team (il come), stabilendo in modo chiaro le competenze di ogni ruolo (chi) e pianificando i tempi (il quando) entro cui ottenere l’obiettivo. Completa il processo che porta al raggiungimento di un risultato desiderato, il saper individuare degli strumenti di monitoraggio e di feedback per verificare step dopo step se si sta rispettando quanto prospettato o se si rendono necessarie delle azioni correttive o di miglioramento.

 

Creare un’organizzazione per obiettivi “circolare” e non piramidale favorisce quanto descritto perché si mettono in “rete” tutti i cervelli di un team consentendo ad ogni componente di sentirsi leader e responsabile nell’ottenere lo stesso obiettivo dopo averne condiviso lo scopo; ciò consente il rafforzamento dell’identità di squadra e un agire efficace grazie a dei valori comuni che facilitano l’attivazione delle migliori performance per creare dei casi di successo!

 

Questo spiega perché è fondamentale creare prima le eccellenze all’interno della propria organizzazione, per facilitare la contaminazione di know how tra i dipendenti, per creare dei team orientati al cambiamento, ove ogni componente si senta responsabile e conosca l’importanza di assumere un atteggiamento pro-attivo; e come sia utile investire nella cultura della “flessibilità” per leggere i cambiamenti ed elaborare in modo efficace quelle informazioni prioritarie per far crescere e migliorare l’azienda!

 

Le imprese che riescono a innescare questo processo di innovazione sono quelle che favoriscono il cambiamento coinvolgendo i propri dipendenti con le seguenti modalità:

 

- Consulting (“ Consultare”) ove il management ha una visione in mente, ma prima di passare alla fase operativa richiede ai collaboratori suggerimenti e spunti creativi su di essa;

- Co-Creating (“ Co-creare”) ove il management e i collaboratori arrivano a definire la visione tramite un processo collaborativo e co-creativo”.

 

 

Creare una “learning company” che stipendia i propri dipendenti per “fare” e soprattutto per “pensare” abbandonando la logica piramidale e lineare di ottenere gli obiettivi e abbracciando invece quella “circolare”, è la strada che oggi porta con maggiori probabilità ad ottenere un cambiamento in grado di far nascere e nutrire dei casi di successo per distinguersi come imprenditori e far scuola nel panorama dell’innovazione aziendale!

 

Ermes Siorini

Scrivi commento

Commenti: 0